Quando accade di perdere all'improvviso una persona a noi vicina, tutti ci interroghiamo sul perché. Perché proprio quella persona?
E' successo anche due anni fa, come oggi, quando ci ha lasciato l'amico Pietro Bellantoni. Perché proprio lui, che aveva ancora tanto da progettare, realizzare per sé, per la sua famiglia, i suoi amici e per una collettività alle quali la sua persona, il suo modo di intendere la professione di giornalista, ha portato sicuramente beneficio.
La risposta che riesco a darmi, ogni volta, è solo una: perché arriva il momento in cui le anime belle, cioè le anime libere, non possono restare in un mondo che, ogni giorno, fa di tutto per metterle in difficoltà, per tentare di etichettarle pro o contro qualcuno, per sminuirne il valore umano e professionale solo per convenienza.
E Pietro è stato certamente un'anima libera, uno spirito libero, la cui presenza e vicinanza fisica mancano tanto, troppo.
Gli spiriti liberi, erano e sono quelli che hanno costruito e costruiscono la loro personalità, la loro coscienza di uomini e donne e di cittadini, grazie a una visione delle cose del mondo basata sulla conoscenza effettiva, verificata, e non sul sentito dire; quelle che i libri li hanno letti, riletti, consumati, digeriti e non si sono mai accontentati né dei brevi bignamini che sono diventati i "moderni" libri scolastici prima, né di poche informazioni veicolate a dovere da "fonti ufficiali", dopo.
Leggere le notizie in questi ultimi due anni non è proprio una pratica che giova alla salute: giornalisti reggini oggetto di minacce e intimidazioni quasi quotidiane; quasi trecento giornalisti palestinesi assassinati a Gaza in meno di due anni di aggressione sulle cui motivazioni cominciano a essere sollevati i primi dubbi. Dall'altro lato, giornalisti -o sedicenti tali- schierati a prescindere, per i quali ciò che fanno coloro che li pagano è sempre giusto, mentre ciò che fanno quelli della controparte è sempre sbagliato.
Scene raccapriccianti si svolgono quotidianamente sotto i nostri occhi di spettatori, sono le stesse scene di quasi ottant'anni fa, raccontateci dai nostri nonni, o lette sui libri di storia, o viste nei film: invasioni, bombe, esodi forzati, bunker in cui rifugiarsi. E' tutto vero, di nuovo.
Sì, accade davvero. In questo mondo in cui la verità diventa bugia e la falsità diviene normalità "grazie" ad una pletora di eruditi ma non istruiti, professoroni ma non Professori, filosofanti ma non filosofi, politicanti ma non statisti. Una palude nauseabonda dalla quale diventa sempre più difficile uscire.
In tutto questo melmoso acquitrino impregnato di falsità, che odora di polvere da sparo, di sangue, di carne bruciata e di morte, ma che ci viene spacciato per un nuovo eldorado, le anime libere non possono restare, perché con tutto questo sono incompatibili.
E' per questo che sono chiamate lontano da noi, per essere preservate, protette e custodite, come un tesoro, l'unico.
Ecco, Pietro, che ha incarnato la libertà in tutto il suo agire, è come un tesoro, per questo mi piace ricordarlo sempre e soprattutto oggi. Ciao, Petruzzu.
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