30 agosto 2007

'A TASSA RA SPAZZATURA E LE DENUNCE INFEDELI

La cosa forse sarà passata inosservata, perché il tutto è avvenuto e sta ancora avvenendo in questo periodo di 'stati 'nfocata.
Ma siccomu è 'a terza o a quarta vota chi mi capita, la cosa non mi è calata tanto e mo' vi spiego il pirchì.
Sono state recapitate (e vengono recapitate ancora in questi iorna) a parecchi cittadini delle littire nu pocu curiuse. Nenti di malandrinu, tranquilli. Si tratta sulu di...mundizza o, come la definiscono gli esperti, della TA.R.S.U. (TAssa sui Rifiuti Solidi Urbani. Chi simu bravi in Italia mi 'mbintamu 'i nomi ri tassi, no? Non ndi batti nuddhu!).
A omaggiarci delle missive è la SESAM spa, la nuova società che riscuote i tributi per conto del Comune. Dico nuova, perché a inviare le cartelle esattoriali e i relativi bollettini di pavamento all'epoca cui si riferiscono le contestyazioni era la E.TR. spa.
Ebbene, liggendo per beni, dopo aver fatto riferimento a leggi e leggine varie, scrivono testualmente: "ACCERTATO che da una verifica effettuata dal comune risulta che, alcuni dei beni sotto riportati non risultano denunciati e che peraltro esistono delle differenze rispetto ai dati riportati in denuncia e che quindi la denuncia dovrà considerarsi infedele... NOTIFICA al Sig...... Le seguenti violazioni, con relativo calcolo di eventuali sanzioni e interessi: OMESSA DENUNCIA ANNO...." (che varia dal 2002 al 2004, almenu chiddhi chi vitti ieu).
Pigghiati dallo schianto di essere addivenuti evasori totali dalla sira alla matina, la gente si è quindi scapicollata ad andate a verificare la situation.
Dopo aver scaternato casciuni casciuni, santiando per il caldo e per la raggia che subitania ti veni in occasioni del geniri, finalmente eccola: 'a bulletta è pavata! Era stata pavata a suo tempo e luogo con tanto di bollettino postale al gestore precedente, E.TR.
Ma allura, comu si spieganu 'sti littiri? Non si spiegunu. Vediamo perché.
  • L'accertamento non è stato fatto (? simu sicuri?) dalla SESAM, bensì dal Comune (si scrivi ca maiuscola, in quanto si riferisce all'Ente, e no o' paisi. A mia cusì mi 'nsignaru).
  • Nelle lettere di cui sopra, si nota che gli immobili indicati sono uguali a quelli per i quali erano stati pagati gli importi dovuti, salvo piccole differenze nell'indicazione della superficie. Se non ricordo male, alcuni anni fa, il Comune aveva incaricato gruppetti di giovani ad andare casa per casa a prendere le misure, con tanto di rollina e metru ri muraturi. Non entro nel merito delle misurazioni effettuate, ma sicundu mia, nel 90 % dei casi è stata fatta utilizzando non il metro ma uno strumento più praticu e veloci: l'occhiometro.
  • Considerato che gli importi a suo tempo indicati dall'E.TR. sono stati debitamente pagati (o almeno avrebbero dovuto), a mio modesto parere -ma di questioni tributarie non è chi mi ndi 'ntendu tantu- non vedo dove stia di casa "l'omessa denuncia" a cui si fa riferimento, atteso che ciascun cittadino era già debitamente "schedato" nei ruoli E.TR. anche, se del caso, mediante controlli incrociati coni dati relativi alle altre tasse da pagare. Forse, ci potrà essere stata un'errata indicazione della superficie, motivo per cui siamo tacciati essere degli "infedeli". La colpa però, non è certamente del poviru cristianeddhu -chi non capisci nenti di metri quatrati, volumi, superficie netta, ecc.- ma semmai degli stessi accertatori e, quindi, del Comune che evidentemente non li ha saputi scoliare a dovere.
  • La SESAM, si lava subitu 'i mani, buttando la croce addosso al Comune. Io però mi chiedo: comu mai, questi signori non si sono preoccupati minimamente di andare a farsi dare la situazione aggiornata dei ruoli esattoriali, direttamente dall'E.TR.? E, se sono andati al Comune, come mai il nostro Ente non aveva i dati? E se ce li aveva, come mai non erano aggiornati?
Sono considerazioni e domande che nascono spontaneamente, soprattutto in chi è ignorante in materia -come il sottoscritto. Se qualcuno è in grado di spiegarcene i motivi, lo invitiamo caldamente (e mai termine fu più appropriato, vistu 'u focu chi nc'è fora) a farlo. Gliene saremo certamente molto grati.
Giriamo dubbi e domande anche e sopratttutto in sede istituzionale (il prossimo Consiglio Comunale è convocato per lunedi prossimo, ma dell'argomento nessuna traccia).
Mi viene un dubbio: vuoi vedere che finora non ne ha parlato nessuno, perché quando le lettere sono state recapitate, saputo chi si trattava ra tassa ra spazzatura, 'a genti 'i pigghiau e i ittau letteralmenti nto bidoni?

23 agosto 2007

UN GIORNO DA...POMPIERE

Ore 13:08, squilla il telefonino:”Dove sei? Torna, fai presto, che a Melia il fuoco...”. Non ho lasciato a mia madre neanche il tempo di terminare la chiamata. Arrivo a casa, con mio padre e mio cugino scappiamo subito a Melia. Quando arriviamo, abbiamo davanti un camion dei pompieri che, avvertito da un signore del posto, si dirige proprio verso la nostra proprietà. Dalla vallata sale un fumo abbastanza denso, anche se il vento, per fortuna, non è forte.

Facciamo entrare direttamente l'unità dei pompieri -formata tutta da volontari. Grazie al getto delle loro lance, il grosso dell'incendio viene domato.

Intanto, il capo pattuglia ci avvisa che il loro serbatoio è quasi esaurito e, nel frattempo ricevono una chiamata che li invita a dirigersi verso località “Piano Aquile”, dove l'incendio che divampa fin da stanotte, continua implacabile la sua opera distruttrice. Il tempo di offrire al capo squadra una gassosa per dissetarsi e con mio cugino, per poter avere a disposizione un po' d'acqua in più oltre a quella di un piccolo serbatoio utilizzato per l'uso domestico, andiamo ad avvertire del problema i vigili urbani di Melia.

Ci dirottano dall'operaio comunale addetto all'acquedotto, il quale c'informa che l'acqua potrà essere erogata solo a partire dalle 18:00, prima non è possibile. Faccio presente che si tratta di un'emergenza, ma giustamente il povero operaio, senza “ordini superiori” non può muovere un dito. Cerchiamo di contattare il vicesindaco (perché del posto) ma risulta irreperibile. Parlo personalmente con l'idraulico comunale, al quale faccio presente il problema della scarsità d'acqua dei pompieri. “Se proprio hanno necessità -m'informa- possono recarsi all'acquedotto che è ubicato a monte dell'abitato di Melia e prelevare l'acqua direttamente dalla vasca, facendo però attenzione durante le operazioni, affinché rimanga pulita...”.

Ringraziamo comunque per le notizie e torniamo di nuovo giù nella valle. Pressati dalle richieste ricevute, i pompieri sono già andati via.

Insieme a mio padre, mio cugino e altri vicini e conoscenti che molto gentilmente avevano prima avvertito telefonicamente e poi ci hanno aiutato materialmente, mi adopero per completare lo spegnimento delle fiamme, avendo come “armi” soltanto una piccola pompa -utilizzata di solito per l'irrigazione- e un rastrello.

Per fortuna, i danni sono stati abbastanza contenuti, salvo qualche trave del tetto bruciacchiata e i muri anneriti di un piccolo deposito e un bel po' di legname che era stato accatastato all'esterno, contro le pareti.

Il fuoco si è propagato anche alle proprietà vicine -alcune delle quali completamente incolte- e la sua rapida avanzata è stata in buona misura favorita da ciò che è rimasto dopo la mietitura del grano (la cosiddetta “restuccia”), che non è stato possibile bruciare prima -come hanno sempre fatto i nostri nonni nella comune pratica agricola- perché tale operazione, per la quale è necessario fare la comunicazione al Corpo Forestale, può essere eseguita solo dalle ore 4:00 alle ore 8:00 del mattino e, comunque, non in questo periodo, chissà per quale norma che con un eufemismo oserei definire quanto meno “poco intelligente”.

Sono le 15:00 quando l'incendio può definirsi definitivamente domato.

E pensare che, una volta liberatomi dagli impegni di lavoro, avevo deciso di fare una ricognizione sui luoghi degli incendi della notte scorsa:prima a Favazzina e poi sopra Scilla. Ne potete vedere il risultato da queste foto .

Segnalo che a San Giorgio, il black-out (per un problema alla linea, dovuto sempre agli incendi), è durato fino alle 5:00 di stamattina e adesso la situazione sembra essere tornata alla normalità.

Continua invece -anche in questo momento- la fila sulla carreggiata Nord della “A3”: un inferno che dura da ieri sera (poviri figghi 'i mamma, supra a ddhi machini!).

In tutto questo parapiglia, oltre a diverse squadre di pompieri (ne ho incontrata un'altra pochi minuti fa), a solcare il cielo pieno di fumo un solo Canadair che da stamattina effettua sempre lo stesso giro, da Favazzina a Melia:preleva l'acqua dal mare in località “Trunca” e va a “sponziarla” -poco per volta- lì dove piccoli focolai segnalati da pennacchi di fumo, sembrano non volersi ancora arrendere.


FOCU DDHUMATU!

Aiutuuu! Figghioli qua la situazione è abbastanza preoccupante.
Turnaia a 'stu mumentu ra Marina e fuori c'è praticamenti nu 'nfernu: focu ddhumatu!
E' stata sicuramente la giornata più brutta di tutta l'estate. Lo scirocco non ci da tregua da due giorni (ormai siamo al terzo) e, con il vento, sono spuntati -mi verrebbe da dire inevitabilmente- numerosi focolai d'incendi che stanno interessando le montagne circostanti.
A bruciare per prime le pendici della collina sopra il centro abitato, località "Fontanella", "Santa Croce", "Maddu Russu". Le abitazioni vicine hanno corso qualche rischio e, per fortuna, si è evitato che l'incendio interessasse anche un deposito di bombole per il gas, ubicato lungo la provinciale per Melia.
Oggi è stato il turno, in particolare, della montagna sopra Favazzina, località "Vizzari" e "Piano Aquile", cioè fino all'estremità Est di Melia.
Mentre tornavo a casa, 10 minuti fa, le fiamme erano ancora alte e alimentate ininterrottamente dallo scirocco che, seppur calato d'intensità, ti sbatte in faccia un'afa che è come se ti prendessero a pagghiolati d'acqua cadda.
In serata ero a Favazzina, dove da ieri si sta svolgendo il torneo di calcetto a squadre miste. Mentre assistevamo agli incontri, ci cadeva addosso la cenere proveniente dalla collina soprastante. Inoltre, ho potuto notare che le fiamme hanno interessato per un buon tratto anche la parte superiore del versante Est del torrente Favazzina.
Beh, chiamarlo torrente in questo momento è del tutto fuori luogo, considerato che quello che dovrebbe essere il letto del torrente è cchiù 'sciuttu ru pani biscottu stantivu. E' talmente asciutto che si possono vedere le pietre che lastricano il passaggio che permette di raggiungere il campo di calcetto in loccalità "Chiusa": sembra proprio una vecchia strada romana!
L'aria è piena di fumo, lo si nota facilmente osservando il fascio di luce dei lampioni, dall'odore di bruciato che si respira e dal leggero bruciore agli occhi che ho avvertito dopo aver fatto due passi in via Marina, alla vana ricerca di un po' di refrigerio.
A quanto detto fin qui, si è aggiunto un altro problema non da poco. Piazza San Rocco, Via Libertà e Via Rinnovamento sono completamente al buio! Non solo per le strade -dove la gente cammina anche servendosi di pile per capire dove mette i piedi- ma anche dentro le case. Molto probabilmente ciò è dovuto a qualche guasto verificatosi nella cabina che serve le suddette strade, a causa dell'eccessivo sovraccarico da smaltire. Cu 'stu caddu, si fundiru puru i fili ra luci!
Così, la gente è ancora per strada, sembra vagare senza sapere cosa fare, visto chi non si poti mancu zziccari ca testa nto frigorifiru per trovare un po' di bbento.
Credo che in parecchi stanotte proveranno a dormire direttamente in spiaggia, ch'i peri a moddhu, visto che il mare è 'na tavula chiatta.
Anche qui a Ieracari non c'è segno di miglioria, anzi, siamo i primi (in linea d'aria) a essere investiti dal fumo proveniente dagli incendi in corso sulla montagna sopra Favazzina e a Melia. La temperatura, in questo preciso istante è di 35 °C, ma quella percepita dal corpo credo superi i 40 °C.
L'unica soluzione è quella di chiudere completamente porte e finestre, nella speranza di limitare il calore proveniente dall'esterno. Ma, nonostante l'ora, non haiu nuddha lena di andare a dormire se penzu a comu bbugghi ddhu matarazzu.
Secondo alcuni "marinari" che ho interpellato nel tardo pomeriggio, lo scirocco dovrebbe calare nella giornata di domani, lo spero anche se mi pari chi sta' rinforzandu. Che sia l'ultimo infernale sfogo, prima della resa? Lo speriamo tutti.
Intanto, ha da passà 'a nuttata!

20 agosto 2007

THE DAY AFTER

Aaaahhh! Figghioli bongiornu!
Ho ancora le palpebre 'mbiddhate dal sonno dopo 'na nuttata passata a smaltire pranzo, cena e paninu ca satizza d'ordinanza (e ddui e menza 'i matina).
Mi pigghiaia 'u cafè, ma ancora deve trasire in circolo. Nell'attesa, eccovi un commento a caldo (fora 'u suli bruscia, anche quassù a Ieracari Hill) della festa di San Rocco che per la prima volta, grazie allo smisurato 'ngegno inventivo del nostro Tatomaster abbiamo trasmesso praticamente in diretta su questo Malanova di sito (e 'u megghiu è ancora arretu).
Come ogni anno, ci sono state delle novità.
Per prima cosa però, seppur di malavoglia, lasciatemi dire che sono rimasto sorpreso nel vedere che qualcuno -frmatosi scillaponte- abbia avviato una raccolta di firme contro il parroco.
Ora, ieu non vogghiu difendiri a nuddhu, però volevo fare presente che, cusì facendu, tutte le preriche, le messe, le processioni, le 'ntrocce, le bande, ecc., ndi putimu 'ttaccari o' coddhu, perché vanno stupidamente a farsi strabenedire. Ch' 'a ficimu a fari 'a festa? Tutta 'a farina si ndi iau a livatu!
Certo, io sono il primo a dire che le tradizioni secolari -che si tramandano da padre in figlio- vadano mantenute. E' una questione di storia, di valori (richiamati anche dal parroco nell'omelia) e le tradizioni, secondo me, sono alcuni degli strumenti mediante i quali i valori si trasmettono.
In questi ultimi anni si sono fatti dei cambiamenti, che alcuni chiamano prove. Ma, appunto comu e muluni a prova, alcuni sunnu boni e alcuni nesciunu cucuzza.
E' innegabile ed apprezzabile il fatto che il nostro parroco, sia dotato di molta "inventiva" in fatto di cambiamenti, sostenuta anche dalla sua giovane età (siamo quasi coetanei). E' impressione mia personale però che spesso, questo suo entusiasmo lo porti a strafare, a voler fare le cose un po' troppo di prescia. Questo, a volte, contribuisce anche a far perdere la lucidità, come è successo per esempio ieri durante l'omelia (che comunque ho apprezzato tanto), quando per un involontario lapsus freudiano, la peste è divenuta lebbra e gli appestati sono divenuti lebbrosi.
E' altresì innegabile che la gente dello Scigghio invece sia abituata a ritmi di vita quotidiana molto più lenta, direi quasi da "siesta" messicana. Pertanto, è quasi fisiologico che per comprendere il senso di alcune innovazioni -che anche in passato altri parroci hanno gradualmente attuato- ci vorrà del tempo.
Intanto però, e questa è la prima novità, già ieri sera durante la processione abbiamo registrato in diretta (alle 20:30 o giù di lì) che -seppur ancora con una pronuncia da migliorare- il nostro parroco ha intonato il tradizionale canto "Sant'(a) Roccu ra gran putenza", dopo esser stato sollecitato con una certa insistenza -ma è sempre un'impressione mia personale- da numerosi fedeli in processione. E' comunque un buon segno, che lascia ben sperare per il futuro, nel senso che le cose vengano decise prima e siano frutto non dell'induzione (dell'uno verso l'altro) bensì di un dialogo aperto, franco e sincero, senza inutili polemiche.
Seconda novità: pareri contrastanti in merito al trionfino in modalità TAF (Trionfino A doppia Filarata). Sicuramente è più scenografico vedere il Santo correre tra due ali di fuoco. I problemi principali sono due: 'u Santu non si viri, perché 'ccuppato dal fumo delle doppie luminarie; si limita lo spazio a disposizione della gente, con conseguenti problemi di ordine pubblico. Ieri l'attesa per la partenza del trionfino è stata lunga, proprio perchè i poliziotti hanno voluto assicurarsi che tutto fosse a posto. Da rivedere.
Due annotazioni: 1) complimenti ai 'mbuttaturi del trionfino, è stata una corsa degna del miglior Carl Lewis, velocissimi. 2) A parziale recupero della lunga processione di sabato, quella di ieri a San Giorgio è durata praticamente un'ora in meno rispetto agli orari consueti. Merito di poche fermate e cambi volanti, favoriti certo da una temperatura sopportabile. E' stata, forse, la processione più veloce della storia scigghitana.
Terza novità: A proposito di tradizioni, per la prima volta (almeno credo), durante la messa solenne di ieri, non c'è stata la tradizionale offerta del cero votivo da parte dell'Amministrazione comunale. Nenti ceru, nenti gonfaloni, sindicu senza fascia. Ma figghioli, pirchì? Anche in questo caso si sono raccolte in giro le voci più disparate. Quella comunque che sembra aver maggior credito è la seguente. Pare che le spese per l'acquisto del cero votivo siano sostenute, con turno quadriennale dal comitato organizzatore e dall'Amministrazione comunale. Quest'anno sarebbe toccato al Comune ma, a causa delle attuali traversie economiche che l'Ente sta attraversando, non è stato possibile affrontare la gravosa spisata. La notizia è da prendere con beneficio d'inventario, in quanto "voce di processione", e mi aspetto magari maggiori precisazioni in merito. Comunque, qualora dovesse essere vera, vuol dire chi simu cumbinati malamenti: non c'è sordi mancu pi 'na candila!
Non posso però non far notare che (sempre se quanto sopra risponde al vero), anche il comitato avrebbe potuto fare un'eccezione alla regola e provvedere.
Quel che è oggettivamente rilevabile dall'esterno, è che tra il nostro Peppone
e il nostro Don Camillo, quanto meno sia mancato il necessario coordinamento. Conseguenza? Una gran malaviruta.
Per finire, chiudo in bellezza. L'unica tradizione che si rinnova ormai da anni? satizzi! Appena finiti i fuochi, con gli amici abbiamo fatto un breve quanto intenso slalom al fine di effettuare un censimento delle "ravigghie" ambulanti presenti sulla via Marina. Pirdimmu 'u cuntu. Non è mancata la chicca: oltre alle "ravigghie", qualcuno ha pensato bene di iarmarsi di "triporu" con sottofondo di lamera (vedi foto sul malablog). Che sia il preludio alla caddarata di iambuni e zziringuli del prossimo anno, sulla scia di festa Maronna a Reggio? E' confermato: tuttu 'u mundu è frittuli!

18 agosto 2007

REPULSIONE TURISTICA

Domenica scorsa hanno trasmesso il Padrino 2, film che -non per caso- ha ottenuto numerosi oscar.
Una scena in particolare ha attirato la mia attenzione. Mike Corleone (erede di Don Vito), si reca a Cuba, dove in quegli anni la mafia controllava gran parte delle attività commerciali dell'isola, più o meno legali che fossero.
A L'Avana, incontra un amico del padre, che "sovrintende" alle operazioni per conto della famiglia. Il rituale pranzo d'affari, si conclude naturalmente con il dolce: una bella, grande, torta.
Mentre i camerieri vanno avanti e indietro a servire, il padrone di casa definisce con gli ospiti quella che sarà la futura ripartizione degli "affari", indicando a ciascuno, con poche parole quella che sarà la sua "fetta di torta".
Quello che è successo a Duisburg lo scorso ferragosto, rientra in un momento particolare, di "riequilibrio" che era stato ampiamente previsto dagli investigatori di Reggio Calabria e comunicato ai Ministri competenti, già da alcuni mesi.
Certo, l'aver agito "in trasferta" è una novità nella storia della 'ndrangheta ma, proprio questa novità potrebbe ritorcersi contro coloro che hanno organizzato e portato a termine il sanguinoso agguato. Sì, perché,come dicono i giornali (purtroppo a ragione), la Germania non è la Calabria. Infatti, mentre a San Luca pare che la gente neanche esca per strada, a Duisburg le indagini procedono spedite, grazie alla collaborazione di numerosi testimoni.
Ho fatto un giro su internet: la notizia della "strage di ferragosto" è arrivata in tutto il mondo. Germania, Francia, Spagna, Inghilterra, Stati Uniti, Argentina, Brasile, Australia, Sud Africa.
Inserendo la parola "ndrangheta" nei motori di ricerca interni dei maggiori giornali, ovunque nel mondo si parla (male) della Calabria.
Alla parola "ndrangheta" sono abbinate circa 710.000 pagine; a Tropea e Scilla 2.300.000-2.400.000 (ma ovviamente non tutte si riferiscono alle rispettive città); Locri (627.000); Gerace (712.000); area grecanica (48.900); Santuario di Polsi (44.400); Pentidattilo (15.500); cascate di Bivongi (859).
Noi, per ora, possiamo solo registrare questi dati di fatto: il fenomeno ndrangheta è molto più conosciuto di alcune della maggiori attrazioni turistiche della provincia di Reggio Calabria.
Un boccone amaro, duro da digerire, che nessuna fetta di torta potrà cancellare.


10 agosto 2007

BUMBULI E QUARTARI

Informazioni sul Post ARGOMENTO: Via Marina di Scilla!!! Nome: Gianluigi Data: Aug 10 16:23 2007 Visite: 10 Cita | Rispondi Via Marina di Scilla!!! Agli amministratori di questo stupendo paese: Vergognatevi!!! La via marina di Scilla è diventata un mercato, puoi acquistare pure le anfore romane!!! Sporcizia ovunque, anche in spiaggia. ma si può. Ma lo scillese perchè non si lamenta? E' abituato? Cordiali saluti Gianluigi

Questo messaggio, inviato sul Malaforum dall'amico Gianluigi, mi spinge a proporvi ora alcune riflessioni che avevo già in mente di trattare da alcuni giorni, ma che ho rimandato causa...ecomostro.
Amico Gianluigi, come darti torto? 'U mercateddhu è ddhà, sotto gli occhi di tutti coloro che -come me- il pomeriggio o la sera, per rinfriscarsi la muruddha con la brezza che sale dal mare, si illudono di poter fare una passiata in via Marina.

Sì, sono poveri illusi (me compreso), perché quello che li aspetta non è 'na passiata, ma uno slalom, una gimkana, passando una serie di strettoie (chi 'i strati ra Chianalea a cunfruntu parunu 'u Corsu i Rriggiu!) a zigzag attraverso pizze e bibite, borsi, maglietti, sciammissi, specchi e, per finire, loro:


bumbuli e quartari di ogni taglia e dimensioni!

Se pi camora vi capita di scindiri nel pomeriggiu, diciamo verso le 19, vedete il popolo degli ambulanti che, dopo avervi aspettatto o' passu per fottervi il parcheggio davanti e' mussa, procede con automatica celerità al montaggio di metri di bancatu, sopra il quale disporre il materiale di cui sopra, il più delle volte proprio davanti a quella specie di sedili (ex cacaturi, per intenderci) che sono stati ristrutturati l'anno scorso per essere utilizzati (in teoria) dal pubblico. Non cuntenti,i nostri allegri ambulanti "si allargano" a dismisura sul marciapiede, adornandolo con oggetti simili a quelli ritratti nella foto, oltre a un vasto campionario di puro artigianato calafricano.

Questa situazione va ormai avanti da parecchio tempo, anche se quest'anno ha raggiunto livelli davvero anomali.
Veniamo però al dunque. Perché lo scigghitano non si lamenta? A dire il vero, qualche giorno fa i commercianti -colpevoli dal loro canto di non essere mai riusciti a costituire un'associazione che li rappresenti e difenda i loro sacrosanti diritti- hanno segnalato la questione al Sindaco, il quale non ha potuto far altro che prendere atto delle loro forti lamentele,obiettivamente e palesemente fondate.
Nel caso specifico della Via Marina però, il Comune non può intervenire -salvo tramite i Vigili Urbani ma solo per motivi di ordine pubblico- semplicemente perché non ha titolo a farlo!

Mi spiego meglio. La Via Marina, per tutta la sua lunghezza (da Monacena a Spirito Santo)e dalle case su di essa prospicienti fino al marciapiedi lato mare (compresi quindi i marciapiedi lato monte e l'intera sede stradale),
dal punto di vista legale è terreno di proprietà demaniale, proprio come la spiaggia del mare.
Il Comune,poco più di quattro anni fa, ha inoltrato formale richiesta affinchè -visto e considerato lo stato di fatto, cristallizzato da anni- tutta questa superficie venga "sclassificata" in modo da poter divenire bene disponibile per essere successivamente ascquistato e quindi definitivamente acquisito al patrimonio comunale.
Tale richiesta però, nonostante numerosi solleciti, sembra essersi impantanata nelle maglie della burocrazia. Ne consegue che per poter mantenere le strutture e gli impianti esistenti (strada, marciapiedi, impianto fognario, idrico e illuminazione pubblica), lo stesso Comune, in quanto concessionario del suolo demaniale, versa allo Stato una somma pari a quasi € 3.200,00 l'anno.
Secondo quanto previsto dalle norme del Codice della Navigazione e del suo regolamento, un suolo demaniale può essere adibito esclusivamente all'uso per cui è stata avanzata la richiesta.
Ciò significa che permettere alle "bancarelle" di spuntare ogni sira sulla via Marina, è come permettere al concessionario di un lido balneare di installare all'interno dello stesso nu bellu bancatu chinu i bumbuli e quartari invece di sdraio e ombrelloni.

Questo stato di cose, non fa che ritorcersi esclusivamente contro il Comune di Scilla.

Prima per una questione pratica, di immagine offerta ai tanto desiderati (quanto assenti) turisti e/o frequentatori (sbinturati!) del nostro paese. Poi per il danno economico subito da tutti gli operatori commerciali (pub, bar, ristoranti, lidi balneari, ecc.) che esercitano la loro attività correttamente, secondo le leggi vigenti.
Poi ancora, per il danno economico ( figlio della lentezza burocratica di cui si è detto sopra) subito per i mancati introiti delle concessioni degli spazi per il commercio.
In ultimo, perché un perdurare di queste attività abusive, potrebbe finire, paradossalmente, con il mettere fuori lege anche il Comune stesso.
Infatti, il cattivo uso della concessione (e più cattivo di così, mi sembra sia difficile), il mutamento sostanziale non autorizzato dello scopo per il quale è stata fatta la concessione (mercateddhu inveci ru marciaperi) e l'abusiva sostituzione di altri nel godimento della concessione (i venditori ambulanti, invece della collettività), sono tutte cause di decadenza dalla concessione.
Pur se quanto appena evidenziato appare poco probabile, nulla toglie che nel caso in cui, da un controllo (campa cavaddhu!) eseguito dall'autorità competente [Capitaneria di Porto o Agenzia del Demanio], dovessero essere evidenziate tali "difformità" nell'uso del bene demaniale, al Comune possa venire revocata la concessione, peraltro già pagata per i prossimi sei anni!

Pertanto, poiché, comu ricivunu i 'ntichi, "Cu' si vardau, si sarbau", sarebbe oltremodo opportuno che il Comune, pur non potendo intervenire direttamente, segnalasse il problema alle autorità competenti, le quali, sempre pronte a rilevare (metro alla mano) anche il minimo "sconfinamento" operato da un lido, finiscono con l'ignorare (e speriamo che sia solo ignoranza) una situazione che ha certamente sconfinato nell'illegalità, alla quale non solo pare ci siamo abituati, come dice Gianluigi, ma ci siamo pericolosamente assuefatti.


08 agosto 2007

IL "PONTE MILVIO" SCIGGHITANO

Anche se la stagiuni estiva finora è stata all'insegna della calma più piatta mai rigistratasi da queste parti, forse cì'è ancora spazio per una piccola speranza nella rinascita turistica del nostro beneamato Scigghiu.
Credo conosciate tutti (per esserci stati di persona o averlo visto in tv) il famoso Ponte Milvio di Roma, dove un lampione è stato lettaralmente coperti di lucchetti -altrimenti detti "catinazzi" in dialetto scigghitano- lasciati dagli innamorati che in quel luogo si giurano amore eterno (! sicuru?).

Nella foto: i lucchetti di Ponte Milvio -Roma


Ebbene, da qualche giorno, anche Scilla ha il suo Ponte Milvio. L'aviti presenti il belvedere situato sulla Statale 18, superato l'abitato di Marina Grande in direzione Villa San Giovanni, a strapiombo sul mare, meglio conosciuto come "Morselli"?
Da sempre è meta -oltre che dei ciclisti chi ivi si riposano, pigghiandu sciatu alla sola vista del panorama- anche delle coppiette di fidanzati/zziti in fuitina/neosposi, che vogliono immortalare il loro amore con lo sfondo della "spiaggia delle sirene" e della rocca del castello "Ruffo".
Ne sono testimonianza diretta le diverse scritte lasciate in loco dalle coppie suddette, utilizzando i mezzi più disparati (culuri, pennarelli, unghie, ecc.) e che hanno finito col rivelarsi una vera 'nchiappatina di uno dei posti più caratteristici del nostro comune.
Con l'intenzione di risollevare le sorti turistiche del borgo scillese e memore della grande pubblicità ricevuta dal ponte romano -divenuto ormai meta di visita semiobbligatoria- qualche giuovanotto di grande 'ngegno e inventiva ha pinzato bene di dare inizio alla stessa usanza lungo la 'nferriata della barcunata Morsellifera [Vedi foto sotto]


Ci auguriamo tutti che questa nuova moda (per la quale ringrazio, a nome dell'intera cittadinanza scigghitana, chi l'ha avviata) possa costituire un'ulteriore attrattiva del nostro paesaggio e portare a Scilla camionati di 'nnamurati, iarmati di catinazzu!
Mi immagino già pescherecci carrichi di giapponesi -'a fimmina avanti e 'u masculu arretu, in puro stile samurai- che 'mpiccicano lungo le rocche dello strapiombo, per andare a mettere il loro bel catinazzo nella ferriata e scattarsi poi una bella foto da portare con loro a Tokio.
Rispetto a Roma, poi, abbiamo anche un vantaggio: come visibile dalla foto sopra e dalle altre che potrete ammirare cliccando qui, al belvedere Morselli non ci sono lampiuni -sicchi e iati- che, causa l'eccessivo carrico di ferraglia, si possano turciri e rumpiri, catafuttendusi a mari cu tutti 'i catinazzi.
Quella scigghitana è 'na barcunata, quindi molto più curtigna che ben può suppurtari il peso di catinazzi di intere ferramenta della provincia!
Oltre a questa interpretazioni, diciamo così, "romantica",della presenza dei lucchetti, per la testa me ne firriano delle altre.
Potrebbero costituire un avviso per chi si accinge a entrare a Scilla: attentu, è un paese dove, almeno fino alla data odierna, quest'estate non c'è stato un "catinazzo" di evento o di manifestazione di alcun genere (salvo quella dei borghi più belli d'Italia e la tradizionale sagra del pescespada che si svolgerà nel prossimo fine settimana).
Potrebbe essere il gesto provocatorio di qualche visitatore centro-nordico che, dopo aver sostato magari per qualche giorno soltanto nello Scigghio e aver speso comunque una fortuna, solo per mangiare, dormire e 'mpuzzarsi 'na calata tra le meduse, deluso ha esclamato (nella sua lingua, naturalmente):"Ma chi catinazzu 'i paisi è chistu!?", scappando a rotta di collo verso i lidi riggitani o (cchiù probabili) la Sicilia.

Poiché comunque mi piace pensare positivo, propendo per la prima ipotesi, quella "romantica" e chissà che, spargendo la voce con una pubblicità adeguata, non si riesca davvero a creare una vera attrazione turistica.

Se la cosa, corna facendu, non dovesse evolversi in tale direzione, pacenzia. Vuol dire che tutti ddhi catinazzi potranno essere utilizzati dai numerosi ciclisti di passaggio come antifurto per le loro biciclette!

03 agosto 2007

SCOGLIO D'ULISSE: LETTERA AI MINISTERI

Pigghiato un po' dallo scunforto ma soprattutto dalla raggia riguardo alla situazione assurda dell'ex Scoglio d'Ulisse, pur consapevole chi 'i 'sti tempi l'uffici sunnu vacanti, ma essendo arrivato quasi al limite della supportazioni, ho spedito una mail a: Ministero dell'Ambiente, Ministero dei Beni Culturali, Soprintendenza Regionale e all'Assessore Regionale all'urbanistica.
Questo il testo.

Da: U_Nonnu
Data: Venerdi 3 Agosto 2007 18.26
A:segr.ufficiostampa@minambiente.it;urp@beniculturali.it;
ufficiostampa@beniculturali.it; michelangelo.tripodi@consrc.it;
soprintendenzacal@tin.it


Sono un cittadino di Scilla (RC) e volevo segnalare lo stato di fatto dello "Scoglio d'Ulisse", uno dei primi "ecomostri" ad essere abbattuto.
La struttura esistente è stata oggi sostituita da uno spazio che dovrebbe essere riqualificato, secondo un progetto del costo stimato di € 600.000,00, ma che, da quanto è possibile verificare attualmente -anche se i lavori non sono ancora stati conclusi, e nessuno sa il perché- altro non è che un misero parcheggio.
Più volte, nei mesi scorsi, attraverso il sito www.malanova.it e un blog personale, ad esso collegato ho sottolineato che sarebbe stato preferibile procedere sì alla demolizione della struttura esistente (di proprietà dello Stato ed oramai fatiscente solo ed esclusivamente a causa del totale disinteresse statale) ma anche alla sua successiva ricostruzione -senz'altro apportandovi i necessari miglioramenti architettonici e tecnologici. [ Vedi blog del: 23 Gennaio, 26 Febbraio. 12 Marzo, 23 Marzo, 2 Maggio, 30 Luglio u.s.]
Lo "Scoglio d'Ulisse" ha rappresentato per decenni uno dei posti più caratteristici di Scilla e dell'intera Costa Viola e poiché oramai fatiscente, per arrivare alla sua demolizione (alla quale, colpevolmente, nessuna istituzione locale ha cercato di opporsi) lo si è fatto passare per un "ecomostro" (allo scopo di poter usufruire di fondi che non si sono mai trovati in quarant'anni per la manutenzione?), assimilando quindi, di fatto, l'incuria dello Stato alla selvaggia speculazione privata verificatasi lungo tutte le coste italiane!
Nei programmi di chi ha progettato l'intervento, questa "piazzetta" ricavata dopo l'abbattimento della vecchia struttura, dovrebbe costituire un piccolo gioiello.
In atto però, esso non sembra tale. Anzi (vorrei tanto sbagliarmi), da quanto finora visibile, sembra proprio che il rimedio sia peggiore del male.
-I lavori, come detto, non sono stati completati.
-Le scelte progettuali non esenti da critiche e sono sicuramente opinabili: non hanno tenuto in considerazione il problema dell'abbattimento delle barriere architettoniche.
-Non hanno tenuto in considerazione l'opportunità di dotare il suddetto spazio di un affaccio a mare sul lato Nord, il che è paradossale, considerando che esso è parte integrante dell'area portuale di Scilla.
-In ultimo, non si può non segnalare che l'attuale cantiere -perché di cantiere ancora si tratta- è completamente incustodito e presenta diversi punti che possono costituire pericolo per l'icolumità pubblica (scalinate prive di parapetti, tubi dell'impianto elettrico lasciati liberi e privi di protezione, ecc.).
Per opportuna conoscenza, si invitano i Ministeri e gli uffici in indirizzo a prendere visione di quanto sopra consultando il relativo servizio fotografico.
Si invitano infine gli stessi Ministeri e uffici, per quanto di loro competenza, a voler esaminare quanto sopra riferito e adottare tutti gli adempimenti ritenuti necessari.
Nella certezza che le problematiche sopra evidenziate -condivise da numerosi cittadini scillesi- saranno oggetto di Vs. attenta valutazione, si rimane in attesa di cortese riscontro e si porgono
distinti saluti
Francesco Rocco Picone [unonnu@malanova.it]