11 marzo 2007

'A VIGNA RU ZI' MICU

E' proprio vero, la storia si ripete.

All'epoca della realizzazione del metanodotto, erano sorte numerose polemiche circa l'opportunità di ubicare detti impianti in un'area a “vocazione” turistica come quella di Favazzina. Tante discussioni però non sono servite ad evitare la realizzazione dell'impianto in quel sito così particolare.

Per giunta, al danno, si aggiunse la beffa: il Comune di Scilla -costretto ad uscire dal Consorzio Calabria 30 che gestiva l'erogazione del metano per via della grave situazione debitoria in cui versava all'epoca- è rimasto l'unico dell'intero circondario a non poter usufruire del prezioso ed economico gas! In più, oltre al fatto che la linea proveniente dall'Africa ndi passa praticamenti nte mussa, gran parte del territorio di Melia è rimasto letteralmente avviluppato in un groviglio di tubazioni metanifere, senza che le nostre case potessero mai essere scaldate come quelle del resto dell'Europa.

Adesso, la stessa cosa sta per ripetersi con la costruzione del nuovo elettrodotto.

Detto già di quanto si prevedeva nel rapporto della TERNA per gli anni 2004-2005, dalla lettura dei Piani di Sviluppo relativi al 2005 e al 2006, nascono alcune considerazioni.

  1. Anche se il progetto ha già ottenuto alcune autorizzazioni con la normativa preesistente (vedi iter burocratico), poiché l'ultima variante presentata è del marzo 2006, secondo quanto previsto dall'art. 16.7 del D.Lgs n° 190/2002, la società TERNA ha deciso di avvalersi delle nuove procedure di valutazione ivi previste, tra le quali la V.A.S. (Valutazione Ambientale Strategica) da attuare in concertazione con tutti gli Enti territoriali interessati. Da qui il ritardo accumulato per il relativo completamento dell'iter autorizzativo, che fa slittare la previsione di completamento dell'impianto dal 2009 al 2010.
  2. Le linee a doppia terna -che dovrebbero essere utilizzate nel nostro tratto- sono (a detta della TERNA) quelle più affidabili tecnicamente e meno dannose dal punto di vista dell'inquinamento elettromagnetico. A tal proposito, è bene rimarcare che per la determinazione delle relative fasce di rispetto, ci si avvale di una metodologia di calcolo provvisoria, definita dal Ministero dell'Ambiente con una...lettera (!) [vedi Piano di Sviluppo 2005]
  3. Allo stato attuale, è stato quindi identificata quella che viene definita “fascia di fattibilità”, che è quella che conterrà praticamente il tracciato definitivo. Il tutto, previa identificazione di una zona di territorio -dicono- esente da criticità (sicuro?!), in accordo anche con gli Enti gestori di eventuali “interferenze” [art. 5 D.Lgs. n° 190/2002] presenti sul territorio. Nel caso di Favazzina, significa: parere favorevole da parte della S.N.A.M.
  4. Nei Piani di Sviluppo sia del 2005 che del 2006, si sottolinea che la realizzazione di questo tratto di elettrodotto rappresenta uno degli interventi di maggiore rilevanza per l'intera rete, in quanto situato in uno dei punti di maggiore criticità della rete nazionale. In particolare, si punta a “rendere possibile un consistente incremento della capacità di trasporto fra la Sicilia ed il Continente, atteso che “...Altro fenomeno destinato ad accrescersi nel lungo periodo è quello che prevede una tendenza dei flussi sulla rete a 380 kV con significativi transiti dal Centro-Sud verso il Centro-Nord del Paese.” ....”..dagli impianti di generazione verso gli impianti di prelievo destinati ad alimentare le utenze.
  5. A ciò si aggiunga che la linea attualmente esistente è ridotta in condizioni a dir poco pietose, tanto che “...oltre il 40% dell’energia non fornita (ENF) in occasione di disservizi riguarda le regioni del Mezzogiorno e le Isole e che la sezione Sicilia-Calabria risulta frequentemente satura in entrambi i versi.” ...In Calabria sono prevedibili problemi per l’alimentazione della parte meridionale della regione,attualmente alimentata dalla sola stazione di Rizziconi e caratterizzata da una bassa qualità del servizio di distribuzione.” Pertanto, il collegamento diretto tra la Sicilia e il continente -tramite il punto di snodo di Scilla- è l'intervento più significativo da attuare a breve termine.
  6. Dal confronto tra i due citati Piani di Sviluppo, un'altra cosa salta subito all'occhio. La denominazione dell'elettrodotto, originariamente era Elettrodotto a 380 kV “Sorgente-Rizziconi”, mentre nel 2006 è stato modificato in Elettrodotto a 380 kV “Sorgente - Scilla – Rizziconi”. Come ben si comprenderà, non è una semplice differenza semantica. Tale nuova denominazione è invece estremamente indicativa del fatto che Scilla diventa un punto di snodo primario. Infatti, la TERNA afferma esplicitamente che: “...attraverso la nuova stazione di trasformazione di Scilla, permetterà di migliorare la qualità del servizio nella Calabria meridionale.[vedasi pagg. 8, 11 e 12 del P.d.S. 2006 e art. 3 del Protocollo d'intesa]. Forse è per via di questo ruolo di primo piano svolto dal nostro paesello, che la stessa TERNA (e per essa il Ministero) indennizzerà il Comune con una cifra considerevole. Per la cronaca, si parla di circa € 1.400.000,00 ma di questo e di molto altro (come descritto in seguito) nessuno ha precisa contezza.
  7. L'obiettivo dichiarato che si intende raggiungere è dunque quello di produrre energia (in un prossimo futuro soprattutto di natura eolica) in Sicilia e Calabria e di convogliarla poi prima al Centro e poi al Nord, dove si concentrerà gran parte della richiesta nei prossimi anni.

Lasciando da parte le pur legittime considerazioni relativamente alla questione Nord-Sud, è evidente che di fronte a cotante motivazioni, non si può non inchinarsi al superiore interesse nazionale.

Tant'è che nella bozza del protocollo d'intesa approvato dal Comune, all'art. 6 si afferma che “Gli stessi Enti si impegnano a confermare, nell'ambito della Conferenza dei Servizi e della procedura di VIA o procedura analoga che risultasse più celere, il parere positivo espresso nell'ambito del presente Protocollo di intesa attraverso la fornitura di tutti gli atti, autorizzazioni e quanto altro previsto dall'iter autorizzativo, nonché per tutti gli ulteriori adempimenti necessari per la realizzazione ed esercizio delle opere”.

In parole povere: non sulu nd'aviti a cunzari 'a tavula, ma nd'aviti a dari puru l'ogghiu, 'u rriniu, 'u sali, ecc. mi cunzamu 'a 'nzalata!

Siccome simu calabrisi,di notoriu carattiri ospitali, verrebbe da dire: parenti ra zzita? Trasiti!

Pertanto, uno dei primi adempimenti che il Comune dovrà fare -poiché espressamente previsto dalla Legge (art. 3.7 D.Lgs. n° 190/2002)- è provvedere alla variazione del Piano Regolatore vigente (approvato di recente), recependo le indicazioni progettuali e prevedendo le necessarie misure di salvaguardia delle aree impegnate dall'esecuzione dell'opera e delle relative fasce di rispetto (di cui s'è detto al n. 2).

L'unica “scappatoia” possibile, considerato lo stato dell'arte e i margini di manovra alquanto ristretti, è che gli organi statali competenti (citati nell'art. 4 della Delibera consiliare), prendano atto che all'interno della fascia di fattibilità considerata, esistono di fatto delle condizioni strutturali ed ambientali di rilevante entità, tali da riesaminare almeno in parte quanto già stabilito.

Ci riferiamo in particolare:

  • Nel caso di Favazzina, all'estrema vicinanza degli impianti del metanodotto. Il connubio metanodotto-elettrodotto, qualora non attentamente esaminato, potrebbe rappresentare una fonte di pericolo non indifferente. Non si conoscono, al riguardo, le valutazioni fatte dalla SNAM in qualità di proprietario di un'opera d'interferenza con il realizzando elettrodotto, come esposto al punto n. 3 .
    Altre naturali riserve si nutrono con riferimento all'ambiente marino e dei fondali e della probabile influenza che i cavi sottomarini eserciteranno sul loro ecosistema, in particolare nelle vicinanze dell'approdo alla terraferma.

  • Melia (ov'è ubicata la centrale di smistamento) e Solano (attraversamento), continueranno a essere “segnate” dalle tracce dei fili dell'elettrodotto, dei tralicci (alti “solo” 11,5 mt.) e delle relative fasce di rispetto. Viste sulla carta, esse danno l'impressione -senza timore d'esagerazione- di vere e proprie “frustate” ricevute da un ambito territoriale che dopo la recente approvazione dell'adeguamento dello strumento urbanistico si era pensato di valorizzare, con la previsione della possibilità di realizzazione di insediamenti turistici.
A tal proposito è chiaro e lampante che il Comune di Scilla oltre ad approvare la Delibera con ampio ritardo (l'approvazione sarebbe dovuta avvenire entro il 10 Novembre 2006, invece è del 26 Gennaio di quest'anno!), è altresì inadempiente rispetto a uno degli impegni di sua esclusiva competenza, come previsto dal più volte citato Protocollo di intesa all'art. 6.2: “Gli Enti [sottoscrittori dell'atto]...si impegnano a...favorire la realizzazione delle opere... anche mediante la diffusione preventiva delle informazioni sugli approfondimenti svolti e sui contenuti del presente Protocollo di intesa, per prevenire e dirimere ogni conflitto territoriale e sociale dovesse sorgere.

Se il Comune si fosse premurato di mettere al corrente la cittadinanza di tutti gli aspetti di una questione di così ampia rilevanza, i due aspetti sopra legittimamente evidenziati, molti dubbi, molte perplessità e, diciamolo, molte paure (che magari a cose fatte si riveleranno infondate), sarebbero stati discussi e risolti con la piena presa di coscienza da parte di tutti.

Mi tornano in mente le parole di un signore di Melia, naturalmente ignaro di tutto.

Qualche giorno fa, mi riferiva di aver proceduto abusivamente al modesto ampliamento di un fabbricato di sua proprietà, perché deve maritare la figliola. Gli ho allora chiesto perché non avesse presentato il progetto e mi ha risposto: in teoria, la mia proprietà è in zona edificabile, ma non è possibile fare l'ampliamento per via del fatto che essa ricade nella zona di rispetto dell'elettrodotto [quello già esistente]. Non vi dico che faccia ha fatto quando l'ho messo al corrente del nuovo progetto!

Dunque, assodato che questo elettrodotto s'ha da fare, poiché come ho detto, la storia si ripete, non può non tornare alla mente il famoso “Obbedisco!” di garibaldina memoria.

Sarebbe opportuno però che il cittadino fosse messo in condizioni di “obbedire” sì ma con coscienza di ciò che gli accade intorno, avendo effettiva contezza di tutti gli aspetti legati a un'operazione di siffatta portata.

Così facendo, come peraltro prevedono tutti gli strumenti legislativi in vigore e com'è nelle intenzioni (rimaste nel caso scillese sulla carta) della società costruttrice, il cittadino si vedrà coinvolto e reso partecipe della scelta che si andrà a fare.

Se questa presa di coscienza -come già avvenuto in passato per il metanodotto (anche se allora era un'altra epoca, anche dal punto di vista legislativo)- viene resa impossibile (per trascuratezza, incapacità o altro...), il cittadino percepirà il fatto solo ed esclusivamente come un danno personale.

Sì, quel signore di Melia e tutti coloro che saranno direttamente o indirettamente interessati dalla costruzione dell'elettrodotto, si sentiranno come se la loro proprietà (cui, per disgraziata natura di meridionali, siamo morbosamente attaccati), venisse violata quasi impunemente e venisse a trovarsi alla mercé di chiunque (non importa se dotato di risorse economiche più o meno cospicue), propriu comu fussi....'a vigna ru zi' Micu!


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